le nostre chiese
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Chiesa di Monastero
LE NOSTRE CHIESE
LA STORIA Nel 1292 tre fratelli della famiglia Rizzi, residenti ad Assoviuno, costruirono un cenobio dedicato a San Bernardo di Montone. Nel 1294 il nome della località cambiò; da quell'anno il piccolo villaggio venne chiamato Monastero. Lì vi giunsero dei monaci cistercensi (Ordine Benedettini), che si stabilirono per alcuni anni (dal 1415 al 1446 circa). La crescente povertà ridusse le risorse economiche dei religiosi. I monaci furono costretti a lasciare il villaggio. La struttura del cenobio subì gravi danni; all'arrivo dell'Abate Benigno De Medici era praticamente inagibile. Vista l'età avanzata (oltre ottanta anni ), De Medici prese la decisione di rimanere a Monastero. La sua volontà di rimettere in sesto il cenobio fu ben accolta. Il 12 febbraio 1472, cinque mesi prima del suo centesimo compleanno, l'Abate si spense. Sepolto nei pressi della nuova cappella, venne commemorato anche dal Vescovo di Como. Gli anni che seguirono furono difficili: guerre e movimenti eretici influenzarono la vita religiosa della popolazione, sempre meno fedele e devota. Nel 1672, ritrovarono il sepolcro di San Benigno, a poca distanza dalla lapide presente sulla facciata della chiesa. Con l'autorità del vescovo, il luogo sacro venne dedicato al Santo, venerato dagli abitanti di Monastero e dei paesi vicini. Il 16 dicembre 1622 i primi rintocchi di una campana, acquistata a Como, risuonarono a Monastero. Papa Innocenzo XI, il 26 febbraio 1678, concesse l'indulgenza plenaria per un periodo di sette anni a chi visitò la chiesa parrocchiale nel giorno festivo di San Benigno. Le dimensioni ridotte dell'edificio sacro comportarono l'esigenza di ampliamenti. I lavori riguardarono la parte occidentale della struttura. La facciata della chiesa venne costruita su disegno dell'architetto Giovanni Panzera della Valmaggia, tra il 1770 e il 1780 circa. Semplice ed elegante, presenta un portale in stile barocco, dal timpano spezzato e un'apertura centrale mistilinea sopra la lesena marcapiano, all'intemo della quale vi è la scritta "D.O.M. Et Divo Benigno De Medici, Dicatum". Su di essa sono fissate due lapidi settecentesche; quella di sinistra ricorda che il "Famulus Christi Benignus abbas Assoviuni" riposa nel tempio preesistente dal 1472. Le opere di costruzione proseguirono nel tempo. Nel 1913 si convenne che, per ragioni di stabilità della parte vecchia della chiesa, il campanile non venisse più alzato. Nel corso del 1941 si raccolsero somme utili per l'acquisto di cinque campane in "La Bemolle", su volontà dei paesani. Una decina di anni dopo a Monastero si udì il primo concerto di campane provenienti da una ditta di Grosio. L'INTERNO L'ingresso principale ed uno laterale consentono l'accesso alla chiesa. L'interno dell'edificio sacro presenta una navata unica, a croce latina. A destra dell'acquasantiera è posto il Fonte Battesimale. Sulla parete retrostante è visibile il dipinto "II Battesimo di Gesù", di P. Busnelli. Di seguito si può osservare il quadro di Santa Apollonia, venerata dai fedeli di Monastero. Accanto al cimitero del paese, nel XIII secolo, è stata edificata in suo onore una cappelletta. Il 9 febbraio di ogni anno la comunità religiosa si riunisce lì per partecipare alla celebrazione della Santa Messa. Poco prima del 1980, il pianoforte usato per accompagnare i canti è stato sostituito con un organo. In quell'occasione la parte superiore del pulpito è stata arricchita dalle canne del nuovo strumento. Una nicchia, delimitata da una balaustra, accoglie la statua di Cristo morto. Sulla parete frontale trova spazio il dipinto "L'angelo custode". A lato è fissato un quadro di San Benigno. A sinistra dell'acquasantiera c'è il confessionale. Sopra, una tavola dipinta, copia del trittico cinquecentesco conservato nel Museo Civico di Sondrio, raffigura Maria con il Bambino, un Santo Monaco in saio bianco con un'insegna abbaziale e un altro Santo militare, martire. Al di là del pregevole valore artistico, è documento importante della precedente dedicazione del luogo sacro a San Bernardo e un possibile riferimento ad una presenza monastica in loco. L'iscrizione che corre in basso porta la data del 1512 e il nome del pittore Alvise De Donati. Una seconda nicchia custodisce la statua del "Sacro Cuore di Gesù", con annesso un altarino. Poco più avanti, due balaustre delimitano l'ampia nicchia con la statua della Madonna ed un piccolo altare. Sulle pareti laterali si osservano dei quadri raffiguranti San Benigno. Sul secondo pulpito della chiesa è fissato un crocifisso. Le stazioni della Via Crucis compaiono in rilievo, su lesene che si innalzano ai lati della navata e terminano in prossimità del cornicione sporgente. Due targhe invece, poco sotto i pulpiti, attestano dati storici significativi sull'edificio sacro dedicato a San Benigno: "Questo tempio edificato dalla pietà e riconoscenza dei popoli valtellinesi al nobile Santo Abate Benigno De Medici venne consacrato da Mons. Alessandro Macchi Vescovo di Como A. 15.6.1942"; "Ad onore di S. Benigno De Medici per quattordici anni Abate di Monastero l'infaticabile Esaltatore di Santi Mons. Alessandro Macchi Vescovo di Como eresse questo tempio a Santuario il 9-V-1944 quale premio della pietà laboriosa dei Padri ed esempio luminoso alle nuove generazioni". Il leggio è posto dietro le eleganti balaustre in marmo. L'altare minore, semplice ed essenziale, è stato arricchito, qualche anno fa, da un pannello fissato sulle colonne anteriori. Presenta, in rilievo, un vaso contenente tre spighe di grano e due tralci d'uva, curati con fine eleganza artistica. Una cornice da risalto ai simboli dell'Eucarestia. L'altare maggiore è in preziosi marmi policromi. Pregevole opera di Michele Cogol, realizzata nella seconda metà del XVII secolo, è il Ciborio in legno intagliato, scolpito e dorato a forma di tempietto, ornato da colonnine tortili e sormontato da cupola su alto tamburo. Nella parte inferiore dell'altare maggiore è conservata l'urna di San Benigno. Nel 1701, le sacre Reliquie furono deposte in un'arca con tredici statuine di angeli ed una cupola sormontata da sei leoni di cherubini. Il cherubino è un leone con volto umano e le ali spiegate; simboleggia di essere custode dell'albero della vita. La presenza di quattro trifore, distribuite lungo la navata e l'abside, unitamente alla finestra dalla vetrata policroma che sovrasta il portone, conferiscono luminosità alla chiesa. Numerosi dipinti, realizzati con colori vivaci, si alternano su volte a botte, a ombrello e sulla cupola: "Gloria in cielo e pace in terra"; "L'Adorazione dei Magi"; "II Buon Pastore"; "II Padre Misericordioso"; "II discorso della montagna". Angeli intenti a suonare l'organo, l'arpa ed altri strumenti a corda; i quattro Evangelisti con i rispettivi simboli; angeli con strumenti usati durante la Passione di Gesù, che salgono verso l'alto, per raggiungere il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Una grande croce, sostenuta da un tirante, è posta sull'ultima volta della navata. Ai lati dell'altare minore due grandi dipinti, opera di P. Busnelli, raffigurano "San Benigno predica con fermezza la parola di Dio" e "Prodigiosa morte di San Benigno". Sulla parete posteriore all'altare maggiore si ammirano le immagini di San Benigno in chiesa, attorniato da alcuni confratelli, un celebrante che eleva l'ostia consacrata e fedeli. La scritta latina "Adoro Te Devote Latens Deitas" delimita il catino dell'abside dalla parte rettilinea. Il dipinto che adorna il catino illustra San Benigno in cielo, beato tra gli angeli.